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Il forno a legna era una manifestazione della comunità. Ogni agglomerato, borgo, frazione,ne aveva costruito uno, per dimensioni e posizione coerente con l’ampiezza della popolazione. Ogni famiglia lo alimentava con fascine e legna da ardere, le donne si alternavano per la cottura del pane e torte secondo un preciso regolamentare.
Lo stato attuale di ogni forno testimonia della vitalità del borgo. Cosicchè una escursione a toccare tutti i forni della terra brigasca ligure è contemporaneamente un viaggio nel passato e una istantanea sul presente.
1 Realdo
Il forno di Realdo lo trovate nel centro del borgo, dirimpetto al Rifugio che è anche la mia abitazione, “buen retiro” in cui accolgo amici e camminatori. E’ situato al piano strada all’interno di una struttura abitativa e in questo si caratterizza rispetto a tutti gli altri che hanno struttura edilizia autonoma.
Ha dato il titolo ad una recente iniziativa editoriale, “Il forno di Realdo” appunto, raccolta di 18 racconti e poesie a cui hanno contribuito altrettanti autori. Il cammino ad anello che raccorda i forni dell’area è anche occasione per attraversare luoghi su cui sono ambientati alcuni racconti.
All’uscita del borgo, nella parte bassa dove le case si affacciano sulla falesia a strapiombo si scorgono a fatica, minuscole terrazze nel vuoto, gli orti ancora fertili. Qui è ambientato “L’orto di Alice, nel nido di aquile” di Laura Guglielmi, che avrà tratto ispirazione dalla vista che ha goduto dal terrazzino semicircolare dell’ultimo piano del “grattacielo”, la casa in cui ama alloggiare nelle frequenti visite al villaggio.
2 Borniga
Ai 1300 mt di altitudine si raggiunge Borniga adagiata su un pianoro soleggiato. Dall’abitato, verso sud, all’inizio del sentiero che scende a valle verso Rocca Castellaccio trovate sulla vostra sinistra la minuta struttura del forno. E’ stata ristrutturata recentemente e inaugurata con grande pizzata. In estate o autunno sarà facile incontrare da quelle parti Harald Philip il biker noto agli appassionati che ha scelto il villaggio per sua dimora vacanziera e che si occupa della manutenzione ordinaria del forno.
A ritroso, all’inizio del villaggio, dalla piazza si svolta a destra. Da qui si entra in un bosco dove sarà facile ritrovare le suggestioni de “La caccia morta” di Erica Balduzzi, un fantasy che riecheggia tradizioni nordiche.
3 Il Pin
Al punto di maggior altitudine del percorso, lungo il sentiero che porta alla Bassa di Sanson e confine francese, Il Pin è aggregato da tempo disabitato e in decadenza, così come il piccolo forno di cui nessuno più si occupa. D’estate, nel periodo della transumanza, vi troverete un pastore con la sua mandria, o gregge, dipende dalle stagioni. In prossimità del forno, maestoso, si erge un acero monumentale, così classificato nel catasto regionale. Nei ruderi che cercano di resistere alle intemperie è ambientato “Nel tempo dei lupi” di Giacomo Revelli, dovete salire fin qui per entrare nelle atmosfere del romanzo dell’autore taggiasco.
4. Verdeggia
Vi giungiamo dopo aver attraversato l’area delle cave di ardesia e boschi di castagno e sostato brevemente alla “Colombera” l’antico avanposto sabaudo al confine con la proprietà della Repubblica di Genova. Il forno, molto ben conservato, lo si trova nelle vicinanze della piazza di ingresso del paese a lato della trattoria, una volta Rifugio Alpino del paese. Se alzate gli occhi vi sentirete sovrastati dal massiccio del Saccarello, la cime più alta della Liguria. Con un pò di fantasia sempre in alto potreste scorgere il “Vexignana Heritage” citato ancora da Revelli nel suo racconto “Cronotransumanti“.
5. Carmeli
Anche qui il forno è stato oggetto recente di lavori per la sistemazione del tetto cadente. Si vuole mostrare con difficoltà ai visitatori, ma con un pò di ricerca lo troviamo nel versante settentrionale delle piccola borgata. All’uscita dell’abitato, in basso verso il torrente Argentina, alcuni mulini, ruderi o ristrutturati a loft di charme. Era zona di macina, castagne, cereali, mulini di proprietà di una famiglia Lanteri: il decano Antonio, detto Nino, ci ha lasciato una poesia in lingua brigasca, “Ar Valun“. Seguendo il torrente verso valle attraversiamo il vecchio ponte medievale e prima di affrontare la salita alla rocca di Realdo noteremo sulla sinistra il cumulo di massi formatisi per la costruzione della carrozzabile. Qui è ambientato un fatto storico raccontato da Lino Pastorelli ne “Tragedia a E Arme Grande“.
6. Ritorno al forno di Realdo
La salita alla rocca vi riporta, superata la chiesa, al forno: troverete ad accogliervi pane fragrante o brussusa piccante? Se non sarete fortunati, potrete concludere il cammino con la lettura del breve ma intenso “Pane” di Maria Masella.
I racconti citati sono contenuti nel volume “Il forno di Realdo” reperibile presso il Rifugio Realdo o diverse librerie sulla costa, o in alternativa online in formato libro o ebook, all’indirizzo qui sotto, dove trovate gratis l’ebook entro il 31 marzo:
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